Come
rilanciare le facoltà scientifiche
di Elisabetta
Mirarchi
(La repubblica Lunedì 6 ottobre 2003)
Ormai non c’è indagine che non lo
confermi: le lauree ad indirizzo scientifico sono tra le più richieste
dal mercato del lavoro, riducono nettamente i tempi di attesa dei
laureati, offrono un inserimento professionale certo. Lo ha ribadito l’ultimo
rapporto Istat: trova assai facilmente lavoro chi vanta un titolo di
studio del gruppo ingegneria (a tre anni dalla laurea l’88% è occupato
in modo continuativo), chimicofarmaceutico (78%) e scientifico (75%).
Eppure, non c’è statistica che tenga. Nel panorama universitario sono
proprio le discipline scientifiche a vestire i panni povera Cenerentola,
visto che conquistano poco più del tre per cento tra i nuovi
immatricolati. «Da venti anni a questa parte c’è stato un inesorabile
calo di immatricolazioni. Solo negli ultimi due abbiamo registrato una
crescita del dieci, quindici per cento — spiega Carlo Sbordone,
presidente Unione Matematica italiana e ordinario di Analisi Matematica
all’Università Federico II di Napoli — Qualcuno sostiene che questa
inversione di tendenza sia in parte dovuta al grande successo di film come
"Genio ribelle" — il cui protagonista è un inserviente che ha
molta dimestichezza con i modelli matematici — e "A Beautiful Mind"
che narra la storia vera del premio Nobel John Nash. Certo è che il calo
delle immatricolazioni interessa l’Italia ma anche l’Europa e perfino
gli Usa. Stiamo tra l’altro assistendo ad un fenomeno assai curioso. Le
iscrizioni alle discipline scientifiche sono elevatissime nei paesi in via
di sviluppo, ma anche in Cina, Giappone, Singapore, Iran, Turchia e nei
paesi dell’Est dove c’è una lunga tradizione per la matematica. Non a
caso la metà dei dottorati di matematica negli Usa sono vinti da studenti
provenienti dai paesi più poveri». Una conferma viene anche da Andrea
Cammelli, direttore di Almalaurea, consorzio universitario che raggruppa
più di trenta atenei italiani: «I nostri giovani, evidentemente satolli
e di provenienza benestante, puntano a corsi più facili e disertano
quelli che richiedono sforzi rilevanti ed una maggiore determinazione. Ma
chi proviene da aree economicamente svantaggiate sa che per potersi
affermare deve puntare su studi universitari di sicuro sbocco
professionale, unica via per poter emergere socialmente». Fabio
Martinelli, docente di Probabilità, Dipartimento di Matematica
Università Roma Tre, offre ben altre interpretazioni: «In generale nella
cultura italiana non ci si vergogna di essere ignoranti nelle materie
scientifiche contrariamente a quanto accade per quelle letterarie. Penso
ci sia un problema di educazione a partire dalle scuole materne ed
elementari dove si presume ci sia una classe insegnante qualificata e in
grado di svolgere programmi molto stimolanti. Senza questa precondizione
si lasciano nel bambino segni indelebili che difficilmente possono essere
recuperati nell’età adulta. Bisogna insegnare l’amore per la
matematica, renderla divertente e non, come spesso accade, ostica e
innaturale. Quando ero bambino avevo imparato che ottimizzare la
produzione di cioccolata in una fabbrica era un problema che si poteva
risolvere con la matematica. Quindi ho capito per la prima volta che
questa materia aveva a che fare con la vita quotidiana». A quanto pare la
fuga è condizionata anche dal ruolo sociale che i corsi di laurea
scientifici a primo impatto non sembrano garantire. «Quando uno studente
si iscrive a ingegneria — continua Sbordone — si sente in una botte di
ferro: può pensare che a fine corso sarà un ingegnere. Al contrario, con
le altre facoltà fa fatica a comprendere quali saranno i futuri sbocchi
professionali. Un errore grossolano perché oltre al fatto che c’è fame
di laureati in queste discipline, è anche vero che il mercato del lavoro
offre una vasta gamma di opportunità». Ne sa qualcosa Angelo Lopez,
presidente del corso di laurea in Matematica all’Università Roma Tre,
il cui Dipartimento ha promosso un opuscolo dal titolo "Benvenuto a
Matematica": «I laureati in matematica trovano lavoro velocemente,
anzi, più velocemente degli ingegneri. Sono richiesti dappertutto:
banche, assicurazioni, società informatiche, telecomunicazioni, perfino
in Borsa, etc. Uno degli sbocchi naturali del nostro corso è quello di
formare un tecnico di alto profilo che unisca solide base matematiche ad
una moderna visione interdisciplinare delle materie tecnoscientifiche:
informatica, probabilità e statistica, modellistica, applicazioni di
fisica, biologia. Sembra tutto scontato ma non è così. Non a caso
abbiamo diffuso l’opuscolo "Benvenuto a Matematica", un’iniziativa
rivolta principalmente a genitori, studenti delle scuole superiori,
docenti di tutti i livelli, oltre che agli studenti delle nostre
università. In Italia c’è una grande carenza di cultura scientifica e
il nostro principale obiettivo è proprio quello di informare,
divulgare». Poco o nulla, infatti, si sa delle Olimpiadi nazionali e
internazionali di Matematica, Fisica, Chimica, Scienze Naturali dove
partecipano squadre italiane con risultati di tutto rispetto, competizioni
prestigiose ma che non hanno alcuna risonanza sui mass media. Altrettanto
sotto silenzio sono passati gli incentivi dell’Istituto Nazionale di
Alta Matematica che ha istituito ben 50 borse di studio di 4 mila euro
rinnovabili fino alla laurea proprio per favorire gli studenti più
quotati. «Secondo me la cultura scientifica andrebbe potenziata e
rivalutata anche perché non essendo diffusa tra la popolazione non lo è
neanche tra chi occupa posti di potere e decide — ribadisce Lopez —
Occorre dare ascolto a chi lavora in queste discipline. Negli Usa le nuove
ricerche sul genoma sono state fatte da aziende private che hanno assunto
i migliori ricercatori sapendo che ci sarebbe stata una ricaduta economica
positiva per tutti. Da noi questi investimenti non li fa lo Stato, e tanto
meno le aziende private. Con la conseguenza che tra dieci anni
diventeremo, ancora di più, utilizzatori di tecnologie sviluppate e
costruite da altri.